mercoledì 14 gennaio 2009

Comunicato Stampa post-manifestazione di Sabata 10 Gennaio

Questo comunicato nasce in risposta ed in osservazione degli articoli apparsi sul vostro giornale domenica 11 gennaio, il giorno dopo la nostra manifestazione in favore del popolo palestinese.
Vogliamo dissociarci e criticare le notizie faziose e superficiali che si ha avuto modo di leggere.


Siamo rimasti particolarmente colpiti dalla feroce strumentalizzazione con la quale Voi soli avete descritto la partecipazione dei bambini al corteo,”Iniettati d'odio” praticamente già dei piccoli kamikaze in erba.
I bambini, colorati, italiani e di diverse nazionalità, non portavano alcun segno d'odio o anti-israeliano: la bandiera palestinese, come dichiarato più volte durante la manifestazione, è oramai simbolo di ogni popolo resistente che lotta per la sua libertà e indipendenza.
Gli unici che “iniettano odio” e discriminazione, non sono certo dei bambini, ma quei partiti che quotidianamente incitano all'odio, alla xenofobia e all'esclusione del diverso.


Al di là del contenuto è stato un peccato che il giornale non abbia riconosciuto un corteo dove si annullavano tutte le differenze, giovani e adulti, italiani e migranti, studenti e lavoratori.
Un messaggio umano che ci poneva tutti sullo stesso piano, rendendoci tutti palestinesi, studenti e cittadini del mondo, insieme donne e uomini liberi.


La laicità della manifestazione non è stata intaccata dalla preghiera pronunciata da alcuni dei manifestanti. La preghiera per i defunti non può offendere: avendola accettata dimostriamo la forza della democrazia sulla teocrazia, che quei partiti non accettano.
“CHE VINCA LA RAGIONE E NON LA RELIGIONE” è stato ripetuto più volte, ma evidentemente era più comodo omettere.

Il corteo è stato anche un momento di riappropriazione civile dello spazio pubblico, non abbiamo più calpestato il suolo di un centro commerciale, ma il suolo di un agorà politica partecipata, che deve ritornare alla gente in quanto cittadina e non più solo consumatrice.
Numerose tra l'altro le imprecisioni, in particolare l'attribuzione di dichiarazioni (già di per sé mal poste) mai rilasciate, come nel caso clamoroso di Elena.

Vogliamo concludere il nostro comunicato con lo slogan non riportato, nonostante sia stato urlato in continuazione e mostrato fisicamente con i nostri corpi: PALESTINA LIBERA!

È comodo aver voluto sentire solo Allah Akbar per scopi giornalistici, mettendo tutto sul piano meramente religioso e prestando il fianco alle polemiche dei soli noti, cercando di stravolgere il significato politico della nostra manifestazione.

Sperando che almeno questo comunicato, congiunto e condiviso, sia preso in considerazione, nel rispetto dei singoli ruoli.

Collettivo AUT pn e Kollettivo Spartaco pn

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